PAI - Piano Annuale Inclusione

 

Piano annuale per l’inclusione. Contenuti e finalità

Il piano annuale per l’inclusività è uno strumento che consente alle istituzioni scolastiche di progettare la propria offerta formativa in senso inclusivo. Spostando l’ attenzione dal concetto di integrazione a quello di inclusione.

Il concetto di inclusione, infatti, attribuisce importanza al modo di operare sul contesto, mentre col concetto di integrazione l’azione si focalizza sul singolo soggetto, cui si imputano deficit o limiti di vario genere e a cui si offre un aiuto di carattere didattico e strumentale per il superamento o il mitigamento degli stessi e per essere integrato nel sistema . Si tratta di un cambiamento di prospettiva che impone al sistema “scuola” un nuovo punto di vista che deve essere eletto a linea guida dell’attività educativo-didattica quotidiana. 

Ma la grande innovazione è l’adozione da parte delle istituzioni scolastiche e degli attori del processo di inclusione dell’ approccio biopsicosociale alla disabilità. Questo nuovo modo di guardare alle condizioni soggettive della persona si basa sull’idea che ogni essere umano, in un determinato momento della vita, può trovarsi a vivere una condizione di salute che in base alla caratteristiche del contesto, diventa un’invalidità. La disabilità non è più, secondo questo nuovo approccio, una condizione oggettiva imputabile al soggetto, bensì è la risultante dell’interazione fra di esso e l’ambiente circostante.

Questa nuova visione si basa sul cambiamento dal modello biomedico al modello bio-psicosociale, fino a qualche decennio fa, la disabilità era basata sul modello biomedico, in base a questo il corpo umano era assimilato a una macchina: basta comprenderne il funzionamento e nel momento in cui si rompe lo si ripara. La persona con disabilità, era considerata alla pari di un meccanismo rotto o mal funzionante. La prospettiva da cui si osservava la realtà era focalizzata sulla malattia, non sulla persona.

L’approccio biopsicosociale è basato sul rispetto dei diritti umani. E’un modello incentrato sull’interazione fra funzioni corporee, strutture, attività, partecipazione e fattori ambientali. Questo deciso cambiamento di prospettiva nella definizione e nella percezione della disabilità è determinato dal fatto che il focus trasla dalle cause della disabilità al reale impatto sulle attività dell‘individuo. In quest‘ottica, la disabilità si configura come l‘interazione fra una società non inclusiva e un individuo, fra le sue condizioni di salute e i fattori ambientali.

L”ICF – Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute rappresenta il nuovo strumento elaborato dall’organizzazione Mondiale Della Sanità – OMS per descrivere e misurare la salute e la disabilità della popolazione.

La funzione generica consiste nel fornire un linguaggio standard che rappresenti un modello universalmente riconosciuto e comprensibile. Consente di descrivere o classificare tutto ciò che può verificarsi in associazione a una particolare condizione di salute.

Applicabile a chiunque versi in particolari condizioni, tali da richiederne una valutazione, personale e sociale, rappresenta una concezione rivoluzionaria nel campo della disabilità che per la prima volta tiene conto dei fattori contestuali ed ambientali in cui un soggetto vive.

L’istituto “Don Gavino Pes” e il progetto di una scuola inclusiva

L’IIS “Don Gavino Pes” ha deciso di adottare lo strumento dell flessibilità didattica ed organizzativa per rendere l’inclusione un processo reale mediante la creazione di un gruppo – detto coordinamento delle attività di sostegno- che sia punto di riferimento per la comunità educante e costituito da tutte le figure di sistema necessariamente coinvolte nel processo per rendere la scuola un ambiente in grado di accogliere e non già di escludere. il docente specializzato non è più solo docente compresente ma risorsa di sistema, chiamato a fornire le proprie competenze professionali al fine di mettere i consigli di classe nelle condizioni di avere tutti gli elementi informativi e formativi per costruire il percorso formativo individualizzato. Gli strumenti di cui il nostro istituto ha deciso di dotarsi sono:

  • l’individualizzazione
  • la personalizzazione
  • gli strumenti dispensativi
  • gli strumenti dispensativi

Individualizzazione e personalizzazione sono due termini che possono sembrare all’apparenza simili  se non, addirittura, sinonimi. In realtà, le due parole racchiudono concetti molto differenti, anche se, entrambe le strategie di intervento didattico, hanno come fondamento la centralità del soggetto che apprende e le sue potenzialità.

Per comprendere al meglio il significato dei due termini si richiama il testo Una scuola a misura d’alunno (2008) del prof. Massimo Baldacci in cui si legge che l’individualizzazione si riferisce a “quella famiglia di strategie didattiche il cui scopo è quello di garantire a tutti gli studenti il raggiungimento delle competenze fondamentali del curricolo, attraverso la diversificazione dei percorsi di insegnamento”, mentre la personalizzazione si riferisce a “quella famiglia di strategie didattiche la cui finalità è quella di assicurare ad ogni studente una propria forma di eccellenza cognitiva, attraverso possibilità elettive di coltivare le proprie potenzialità intellettive“.

 

Piano annuale Inclusione a.s. 2019-20

PAI 2019-20 Approvazione collegiale del giugno 2019

Piano annuale Inclusione a.s. 2020-21 

PAI 2020-21 Approvazione collegiale giugno 2020

Piano annuale Inclusione a.s. 2021-22

PAI 2021-22_ Approvazione collegiale luglio 2021

Piano annuale Inclusione a.s. 2022-23

PAI 2022-23_ Approvazione collegiale LUGLIO 2022

    

Storia dell’Inclusione scolastica in Italia e i Riferimenti normativi

L’inclusione scolastica degli alunni con disabilità ha conosciuto fasi importanti nella storia della scuola e degli ordinamenti in Italia: dalla situazione originaria di esclusione da qualsiasi intervento educativo, alla separazione in scuole speciali, all’inserimento e all’integrazione nella scuola, fino alla prospettiva di inclusione nella scuola per tutti, secondo approcci progressivamente più aperti alla cura educativa di bisogni differenti, alle “integrazioni”, al plurale, di tutte le diversità.

Dopo un periodo di totale esclusione e disconoscimento dei diritti delle persone con bisogni educativi speciali nel quale nessuna esplicita norma legislativa si occupa di una possibile collocazione di alunni disabili nel sistema scolastico e dopo il periodo dell’isolamento con la creazione delle classi differenziali con la legge di istituzione della scuola media unica, è la legge n. 118 del 30/03/1971 a rappresentare il primo e fondamentale provvedimento legislativo in materia di inserimento dei soggetti disabili. L’art. 28, infatti, afferma: “L’istruzione dell’obbligo deve avvenire nelle classi normali della scuola pubblica, salvi i casi in cui i soggetti siano affetti da gravi deficienze intellettive o da menomazioni fisiche di tale gravi da impedirlo”.

La Commissione Falcucci del 1975  effettua il definitivo passo avanti sul piano istituzionale e psicopedagogico in materia di educazione speciale. Secondo tale Commissione occorre “superare qualsiasi forma di emarginazione degli handicappati attraverso un nuovo modo di concepire ed attuare la scuola“.

Il passo successivo è fondamentale, con la Legge 3 marzo 2009, n. 18 (pubblicata in G.U. n. 61 del 14 marzo 2009) il Parlamento ha autorizzato la ratifica della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità e del relativo protocollo opzionale, sottoscritta dall’Italia il 30 marzo 2007. La Convenzione sui diritti delle persone con disabilità, approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 13 dicembre 2006.

L’obbiettivo è quello dell’inclusione sociale favorendo la piena ed effettiva partecipazione all’interno di essa anche se bisognosi di assistenza. La disabilità quindi vista come problema di tutti e non solo di una categoria. Questo tipo approccio ripropone i diritti all’istruzione, alla mobilità, alla salute, all’uguaglianza, al lavoro, alla non discriminazione e pone l’attenzione sulle modalità di affrontare la disabilità nel settore socio-sanitario, prevede il trattamento della disabilità non solo dal punto di vista medico ma secondo il modello bio psico sociale, che favorisca la piena ed effettiva partecipazione all’interno della società. Garantiscono un sistema di istruzione inclusivo a tutti i livelli ed un apprendimento continuo lungo tutto l’arco della vita.

La Legge n. 170 del 8/10/2010 riconosce “la dislessia, la disgrafia, la disortografia e la discalculia quali disturbi specifici di apprendimento (DSA)” e riconosce il diritto all’uso di strumenti didattici e tecnologici di tipo compensativo (sintesi vocale, registratore, programmi di video-scrittura e con correttore ortografico, calcolatrice) e a misure dispensative, per permettere loro di sostituire alcuni tipi di prove valitative con altre equipollenti più adatte. A questo intervento normativo segue poi la direttiva ministeriale del 27 dicembre 2012  che  fa da ombrello per il mondo dei disabili, alunni DSA, disturbi evolutivi specifici, svantaggio socio economico linguistico e culturale sostituendo il principio della categorizzazione rigida con quello della necessità di creare un ambiente che si fa carico di ogni bisogno educativo speciale.